Bordelli e grammofoni.

Billie Holliday




"La mamma e il babbo erano ancora due ragazzi quando si sposarono. Lui aveva diciotto anni, lei sedici, io tre. [... ]. A sei anni ero già una donna. Ero alta per la mia età, col seno grande e le ossa robuste. Una bella figliola sana e florida, ecco tutto. Sicché cominciai presto a lavorare fuori di casa, prima delle ore di scuola e anche dopo. Badavo ai bambini, facevo commissioni e strusciavo quei maledetti scalini bianchi un po' per tutta Baltimora. [...] A quei tempi Alice Deam teneva un casino vicino a casa nostra e spesso facevo commissioni per lei e per le ragazze.Io ero una persona molto attaccata agli interessi, a quel tempo là, e non accettavo mai incarichi da nessuno per meno di cinque o dieci cents, ma per Alice e le sue ragazze correvo dappertutto, facevo i lavandini, mettevo fuori gli asciugamani puliti e il sapone Lifebuoy e quando lei mi voleva pagare le dicevo di tenersi pure i soldi, perché non mi importava. Mi bastava che mi lasciasse andare di là, nel suo salottino sul davanti, a sentire i dischi di Louis Armstrong e di Bessie Smith.
A quei tempi un grammofono mica era una cosa da nulla, come ora. Non ce ne erano negli altri salotti, ma soltanto da Alice. Ci passai ore meravigliose, lì, ascoltando Pops e Bessie. Mi ricordo quel disco, West End Blues, quanto riusciva a scombussolarmi. Era la prima volta che sentivo cantare senza le parole, e non sapevo che Pops cantava qualunque cosa gli saltasse in mente quando si scordava il testo, e tutto quel ba ba ba ba ba ba ba con tutto il resto significava un'infinità di cose per me, certo e quanto e forse più delle altre parole vere che a volte non sapevo cosa volevan dire. Ma il significato cambiava secondo il mio stato d'animo. In certi casi il disco mi rendeva triste, così triste che piangevo lacrime a fiumi, e in altri casi invece sempre la stessa musica riusciva a farmi dimenticare quanti soldi sudati mi costavano quelle sedute in salottino. [...] Non sono la sola, penso, ad aver sentito per la prima volta del buon jazz in un bordello".

da: Billie Holiday, La signora canta il blues, Feltrinelli, Milano 1979, pp 5-13






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